Controllo Dis-Orientato: come eludere il Pressing Ultra-Offensivo degli avversari.
Per anni abbiamo parlato di quanto fosse importante orientare il controllo. Concetto che rimane assolutamente valido e determinante in quanto “the first touch” è il gesto tecnico che, più di ogni altro, condiziona l’esito della giocata seguente.
Un buon primo controllo apre ad un mondo di soluzioni, al contrario di un cattivo controllo che preclude giocate, linee di passaggio e quindi possibili soluzioni.
A questo punto però dobbiamo porci una domanda.
Siamo davvero sicuri che il primo controllo vada sempre orientato?
Ci siamo sempre detti di “si”, ma, analizzando i filmati della miglior squadra del mondo (Barcellona), alcuni suoi giocatori e molti altri top team, questa nostra grande certezza parrebbe venire meno, scalfita da una serie di immagini che inchiodano una realtà diversa da quella che, comunemente, andiamo insegnando.
Da questa analisi qualitativa emerge come giocatori del calibro di ter-Stegen e Pique siano soliti “disorientare” il controllo per acquisire un tempo di gioco, attraverso l’utilizzo (quasi) sistematico del controllo di suola.
Prima di provare ad interpretare e contestualizzare questo fondamentale tattico (ancor più che tecnico), ho voluto indagare sulla natura di questo gesto nella sua fase embrionale, chiedendo ausilio a Mister Massimiliano Bellarte (Head Coach de Acqua & Sapone, Serie A Futsal).
La ricezione della palla è un’azione tecnica individuale offensiva, gesto tecnico adottato da un attaccante che assume un’importanza assoluta nella continuità del gioco, in quanto ricercando il pieno possesso del pallone, il giocatore vuole riuscire a raggiungere due obiettivi: controllare tempo e spazio, tempo di gioco e spazio dell’azione.
Gli obiettivi di un buon controllo però sono condizionati dalla sicurezza del dominio e quindi da una corretta esecuzione della ricezione. Per questo motivo, per di più nel Futsal caratterizzato da spazio e tempo ridotti, la cosiddetta “parada”, riveste un ruolo determinante.
Per definizione la parada non ha nulla di orientato: è il gesto tecnico del controllare il pallone e lasciarlo immobile, quel gesto che il giocatore di Futsal esegue quando domina la palla tra il parquet e la suola della sua scarpa.
Quello che vi è di “orientato” nel gioco, dipende dallo smarcamento che il giocatore fa prima della ricezione e dalla lettura che lo stesso ha dello sviluppo offensivo dell’azione. Orientare la ricezione piuttosto che il corpo nella ricezione, è oltremodo importante nel Futsal, ma non in tutte le occasioni.
In un attacco posizionale, sviluppato in un 40×20, oppure in un campo e in uno sport diverso dal Futsal, la sicurezza del dominio può essere fondamentale rispetto a qualsiasi orientamento. Fungere da appoggio oltre la linea della palla, nella costruzione di un gioco offensivo, richiede molta più sicurezza che orientamento.
Essere il vertice di un triangolo mobile fra le linee difensive avversarie, per muovere la palla in profondità oltre che in ampiezza, richiede molta più sicurezza e perfezione di ricezione e orientamento.
Come ci ricorda Coach Bellarte ( http://www.bellartefutsal.com ) più che sul solo controllo orientato, è necessario focalizzare l’attenzione sull’orientamento del corpo, sulla capacità di assumere posture consone per una visione ottimale, per poter osservare e monitorare le possibili soluzioni prima di ricevere ( http://www.francescofarioli.com/costruzione-dal-basso-portiere/ ). Ancora una volta, la tecnica, diventa il mezzo, lo strumento, per risolvere una situazione di gioco che, nel giocatore di alto livello, viene risolta ancor prima di ricevere e di effettuare il gesto tecnico. La vera qualità risiede nel “sapere già”, nel “conoscere prima” e, di conseguenza, nello scegliere in un tempo di gioco diverso dal comune.
Un tempo di gioco che offre un tempo in più.
Un tempo di gioco che anticipa il gioco.
Un tempo di gioco che elude il gioco stesso, prendendolo in contropiede.
Il controllo dis-orientato di ter-Stegen diventa lo strumento che denota la sua capacità di leggere, anticipare, certe situazioni di gioco, per “fissare” gli avversari, cambiare ritmo e sviluppare nuove trame di gioco.
Il suo tener palla sotto la suola è un invito rivolto agli avversari ad avvicinarsi, i due centrali (Pique e Mascherano) aperti sulla linea di fondo pronti per costruire, ma soprattutto funzionale alla creazione di uno spazio da poter attaccare direttamente: si veda la ricerca della spizzata della punta esterna per taglio sulla seconda palla della punta centrale (ter-Stegen – Messi – Suarez).
La qualità di ter-Stegeng (destro e sinistro), la capacità di trovare la giocata incisiva con lanci chirurgici e tesi (di difficile lettura per il difensore qualora decisa di posizionarsi in marcatura classica e facilmente giocabili anche per giocatori non di particolare struttura come quelli del Barca), il piacere di giocare in verticale per ferire l’avversario, e non solo per il mero gusto del possesso palla fine a se stesso, rendono il Barcellona una squadra difficile da pressare ( http://www.francescofarioli.com/barcellona-un-quadrato-inscritto-in-un-rombo/ ).
Laddove si decida di pressare lavorando sull’occupazione/copertura delle linee di passaggio, il tempo che viene concesso al calciatore in possesso palla, abbinato all’alta qualità individuale di palleggio e di giocare il seguente 1vs1, rendono difficoltosi i tempi di uscita in pressing.
Laddove si decida di pressare uomo contro uomo a tutto campo (vedi il Bayern di Guardiola nelle due semifinali di Champions League, stagione 2014/2015), si ha il vantaggio di chiudere inizialmente tutte le soluzioni di appoggio/scarico, ma se la palla è tra i piedi di ter-Stegen si lascia l’opportunità al giocatore portatore di palla di impostare senza pressione e, conseguentemente di scegliere la soluzione migliore. Un ottimo riferimento ci arriva dalla prima clip del filmato. Non è un caso se spesso Mascherano e Pique si trovano addirittura dietro la linea di ter-Stegen o Claudio Bravo, a cui spesso viene concessa una conduzione palla libera per alcuni metri fuori area.
Ma per pressare uomo contro uomo il Barca, e provare ad avere almeno una linea di copertura, è necessario pressare il Barcellona con 11 giocatori.
11, Portiere compreso. Un Portiere che con la sua posizione consentirà ai difensori di avere forza nel marcare forte l’anticipo, avendo la profondità tutelata dalla posizione di difesa preventiva dello spazio da parte del numero uno.
(Difesa dello spazio di Neuer – Prima Clip Video).
Passaggi appoggiati, per invogliare gli avversari ad alzare la linea di pressing, filtranti per eludere prima linea di pressing e permettere ai centrocampisti e due esterni bassi di sviluppare in superiorità numerica, e in spazio aperto, contro centrocampo e difesa avversaria (8 vs 7/6), e passanti per l’attacco diretto.
Altra peculiarità, di cui parleremo nei prossimi giorni su questo sito, è la qualità di giocare palla morbida nello spazio che si crea tra le linee, con un confronto tra Reina e ter-Stegen.
Francesco Farioli
www.francescofarioli.com
Massimiliano Bellarte